Oltre il 70 % dei consumatori americani dice di sì, seppur con – molte - riserve, ai CD dotati di sistemi anti-pirateria che impediscono la copia su pc (ma spesso anche la riproduzione sul computer e sui car stereo): ma solo se contrassegnati da un’etichetta chiaramente visibile che informi gli acquirenti delle restrizioni imposte alla loro libertà d’azione. Altrimenti, avverte GartnerG2, una delle più note società americane nel campo delle ricerche di mercato, l’industria rischia di alienarsene definitivamente le simpatie spingendoli in massa verso i fornitori illegali e “paralleli” di musica registrata.
Un recente sondaggio, che GartnerG2 ha condotto tra un migliaio di adulti e altrettanti teenager americani, ha messo in chiaro una volta di più che i consumatori di musica si aspettano di poter fare copie di “back up” dei CD che acquistano in negozio, in modo da poterli utilizzare dove meglio credono, a casa (sul pc) e in movimento (su lettori da auto o riproduttori portatili di file MP3). Non sempre però, da quando le case discografiche hanno cominciato a sperimentare tecnologie che impediscono la copia dei compact disc, questo è possibile. “In quel caso”, ammonisce il direttore ricerche di GartnerG2 P.J. McNealy, “bisognerà provvedere all’etichettatura obbligatoria di tutti i CD ‘protetti’: i consumatori alzeranno la voce se, una volta comprato un CD e senza esserne stati avvertiti preventivamente, scopriranno che il disco non funziona su tutti gli apparecchi che hanno in casa”.
Sul mercato musicale circolano già numerosi CD equipaggiati con sistemi anti-copia, ma molti di essi non recano ancora una chiara indicazione delle limitazioni d’uso che le tecnologie in essi incorporate comportano (il che ha già provocato più di un dibattito, e qualche causa legale, a proposito della lesione o meno dei diritti del consumatore, anche sotto il profilo di una corretta informazione nei suoi confronti): l’organizzazione mondiale dell’industria discografica, IFPI, ha reso disponibile un “logo” standard applicabile sulle confezioni e sui booklet dei CD (vedi news) che ha già ottenuto l’esplicita approvazione di numerose etichette e rivenditori specializzati senza risultare peraltro, e almeno per il momento, obbligatorio.
Un recente sondaggio, che GartnerG2 ha condotto tra un migliaio di adulti e altrettanti teenager americani, ha messo in chiaro una volta di più che i consumatori di musica si aspettano di poter fare copie di “back up” dei CD che acquistano in negozio, in modo da poterli utilizzare dove meglio credono, a casa (sul pc) e in movimento (su lettori da auto o riproduttori portatili di file MP3). Non sempre però, da quando le case discografiche hanno cominciato a sperimentare tecnologie che impediscono la copia dei compact disc, questo è possibile. “In quel caso”, ammonisce il direttore ricerche di GartnerG2 P.J. McNealy, “bisognerà provvedere all’etichettatura obbligatoria di tutti i CD ‘protetti’: i consumatori alzeranno la voce se, una volta comprato un CD e senza esserne stati avvertiti preventivamente, scopriranno che il disco non funziona su tutti gli apparecchi che hanno in casa”.
Sul mercato musicale circolano già numerosi CD equipaggiati con sistemi anti-copia, ma molti di essi non recano ancora una chiara indicazione delle limitazioni d’uso che le tecnologie in essi incorporate comportano (il che ha già provocato più di un dibattito, e qualche causa legale, a proposito della lesione o meno dei diritti del consumatore, anche sotto il profilo di una corretta informazione nei suoi confronti): l’organizzazione mondiale dell’industria discografica, IFPI, ha reso disponibile un “logo” standard applicabile sulle confezioni e sui booklet dei CD (vedi news) che ha già ottenuto l’esplicita approvazione di numerose etichette e rivenditori specializzati senza risultare peraltro, e almeno per il momento, obbligatorio.
Segui Rockol su Instagram per non perderti le notizie più importanti!