Addio a Donald Byrd, maestro del jazz e della contaminazione r&b/hip hop

E' arrivata solo alla vigilia del weekend notizia della morte del grande trombettista Donald Byrd, avvenuta lunedì scorso. Byrd, che aveva compiuto da poco ottant'anni, è stato una figura di primo piano nella storia del jazz ma anche della fusion e dell'hip-hop grazie alla collaborazione con Guru dei Gang Starr confluita nei vari volumi del progetto Razzmatazz.

Nato a Detroit il 9 dicembre 1932 con il nome di Donaldson Toussaint L'Ouverture Byrd II, aveva fatto un apprendistato di lusso nella band di Lionel Hampton e nei Jazz Messengers di Art Blakey prima di suonare come sideman a fianco di colossi come John Coltrane, Sonny Rollins e Max Roach. Nel 1958 aveva formato un duo con il sax baritono Pepper Adams e l'anno successivo aveva pubblicato il primo disco solista distinguendosi poi come una delle voci più rappresentative nell'ambito dell'hard bop. Nel 1963, con la pietra miliare "A new perspective", aveva sperimentato una fusione tra settetto jazz e un coro, mentre dieci anni dopo "Black Byrd", contaminato con l'r&b, riscosse enorme successo diventando il best seller assoluto, fino a quel momento, del catalogo Blue Note. Su quella strada di fusione e contaminazione tra generi e stili della black music proseguì nei decenni successivi, partecipando negli anni '90 alla serie di album "Razzmatazz" di Guru. Le sue registrazioni sono state campionate in dozzine di dischi rap da artisti come Naughty By Nature, A Tribe Called Quest e Public Enemy.

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