Con la sua aria da azzimato Wasp di buona famiglia (capelli bianchi, lunghi e mossi da gentleman del New England, improbabili giacche a quadretti old style, immancabile farfallino d'ordinanza) Timothy White, stroncato da un infarto ieri, 27 giugno, a soli 50 anni, era diventato una presenza inconfondibile nei party, nelle serate di gala e nelle numerosissime occasioni in cui il business musicale americano è solito celebrare i suoi fasti.
Ma al di là dello stile (di abbigliamento ed anche di scrittura) che i suoi detrattori giudicavano troppo lezioso, il direttore di Billboard aveva impresso una svolta importante e significativa al prestigioso settimanale che dirigeva dal 1991: aprendo per esempio la porta a generi come la world music, considerati a lungo con sospetto da un'industria musicale tradizionalmente autoreferenziale come quella nordamericana, ma anche schierandosi a più riprese contro gli interventi politici di censura dell'espressione artistica e dedicando spazi inusitati a nomi poco “commerciali” e conosciuti nella sua rubrica settimanale “Music to My Ears”, sequenza di brevi, dotti ed eleganti saggi musicologici che recentemente era diventata anche oggetto di un libro. L'ultimo di una lunga serie, per il direttore di Billboard, che in passato era stato autore di numerose biografie di successo su artisti come Bob Marley , James Taylor e, più recentemente, i Beach Boys e Brian Wilson. Il suo contributo alla causa della popular music americana era iniziata molti anni prima: White, che aveva cominciato occupandosi di sport e spettacolo all'Associated Press, era stato anche editore del leggendario Crawdaddy!, la prima rivista rock di tutti i tempi, dal 1976 al 1978, passando poi a Rolling Stone (fino all'82); e aveva un passato illustre anche come editore radiofonico. .
La crisi cardiaca – un'indesiderata eredità familiare, pare - lo ha colto mentre si trovava negli ascensori dell'edificio newyorkese che ospita gli uffici di Billboard, e a nulla è servita la corsa in ambulanza verso il St. Vincent's Hospital. White lascia una moglie e due figli gemelli. Il suo ultimo articolo per Billboard compare sul numero fresco di stampa della rivista, datato 6 luglio e in circolazione da oggi negli Stati Uniti: postumo, come le opere di tante rock star di cui White ha scritto nel corso della sua trentennale carriera.