Richard Branson: 'Vorrei dare una mano a Universal per rilanciare la Virgin'
Impossibilitato a tentare la scalata alla "sua" Virgin Records (che Universal, dopo l'acquisizione di EMI, ha potuto tenere per sé, così come la Capitol, rinunciando invece a Parlophone, Chrysalis, Mute e ad altre etichette), Richard Branson spera ancora di poter giocare un ruolo nel "restauro" e nella riorganizzazione della sua vecchia creatura. Intervistato dal Financial Times, il tycoon londinese ha confessato che gli piacerebbe collaborare con Lucian Grainge, amministratore delegato di Universal, per "rinvigorire un'etichetta che era stata lasciata languire troppo a lungo".
Esponendo i suoi piani per il rilancio della Capitol e della Virgin (che peraltro, nel 2012, ha fatto di "Our version of events" di
Emeli Sandé l'album più venduto dell'anno nel Regno Unito), Grainge si è detto convinto di poter rivitalizzare i roster di genere rock e urban di entrambe le etichette, senza peraltro mai menzionare Branson.
Pur continuando a progettare imprese avveniristiche come Virgin Galactic ( con cui intende sviluppare il turismo spaziale ), il magnate inglese ha appena rimesso un piede nel music business con una società, Virgin Live, coinvolta nell'organizzazione dei concerti del cinquantennale dei Rolling Stones . Come noto, Branson aveva lanciato la Virgin Records nel 1973 con "Tubular bells" di Mike Oldfield , vendendola alla Thorn EMI nel 1992 per una cifra stimata di un miliardo di dollari.