Più dura del previsto la 'cura' EMI: a casa un dipendente su cinque
Non che l'operazione sia scevra da costi economici, oltre che umani, pesanti (110 milioni di sterline, 178 milioni di €, dovranno essere sborsati per incentivi, prepensionamenti, liquidazioni e altre spese di carattere “eccezionale”): ma i dirigenti EMI sono convinti di poter contenere del 15 % i costi di gestione, grazie alla drastica riduzione del personale ma anche alla eliminazione di funzioni e strutture ritenute superflue; un sacrificio verrà richiesto anche agli azionisti, il cui dividendo verrà dimezzato (a 8 pence per azione) utilizzando gli utili non distribuiti per finanziare il piano di ristrutturazione.
Levy si è detto convinto di poter rimettere in moto, grazie a queste misure eccezionali, una casa discografica efficiente e in grado di produrre profitti (mercato permettendo….
). E illustrando pubblicamente i risultati del lavoro svolto da quando ha assunto l'incarico di amministratore delegato, nell'ottobre scorso, non ha mancato di fare autocritica (o meglio, di rivolgere critiche ai suoi predecessori) sui risultati poco brillanti che la major ha collezionato negli ultimi anni: stando alle cronache di chi era presente alla conferenza stampa londinese della EMI, il manager francese ha voluto stigmatizzare la tendenza a “comprare” quote di mercato (acquisendo altre aziende) piuttosto che a incrementarle con le proprie forze, nonché il costume di offrire lauti stipendi e fringe benefits ai dirigenti indipendentemente dai risultati ottenuti sul campo. Ma ha anche sottolineato gli investimenti troppo risicati che la EMI ha fatto recentemente sui nuovi talenti (a fronte delle spese folli sostenute per accaparrarsi Mariah Carey: anche lei citata, per nome e cognome, tra i “costi eccezionali” che gravano sull'azienda, in virtù della liquidazione principesca, 38 milioni di sterline, che ha percepito per togliere il disturbo). E la scarsa convinzione con cui la major ha affrontato finora il mercato emergente della musica digitale (in cui Levy sembra credere molto, e che sarà al centro delle attenzioni di quella che lui chiama la “fase 2” della riorganizzazione dell'azienda). .
Tradotte in termini organizzativi, queste riflessioni significano quanto già era stato preannunciato in altre occasioni: e cioè un'enfasi sulla funzione di A&R nonché su marketing e promozione (il che non eslcude una loro “razionalizzazione”), accompagnata da ulteriori centralizzazioni delle funzioni di back office (nonché delle sedi: quasi sicuramente anche in Italia, dove ci si attende un accorpamento delle due etichette, Capitol e Virgin, sotto un unico tetto).
Nessun dettaglio, invece, su dove la mannaia dei tagliatori di teste andrà a colpire: si sa solo che gran parte dei licenziamenti, prepensionamenti e risoluzioni “concordate” dei rapporti di lavoro dovrebbe essere finalizzata già entro questo mese, in coincidenza con la chiusura dell'esercizio finanziario, mentre il resto dell'operazione/epurazione sarà portato a termine entro la fine di settembre (ma non è chiaro, dai comunicati, se nel calcolo dei 1.
800 dipendenti in esubero rientrino anche quelli già “liquidati” nei mesi scorsi in USA, in America latina e in altri paesi). No comment della EMI Italiana su quanto accadrà nel nostro paese; circolano al riguardo voci contrastanti, in parte anche rassicuranti: ma risulta difficile pensare che il processo di ristrutturazione possa concludersi, anche in Italia, in modo del tutto indolore. .