CD 'protetti': tra Philips e discografia una battaglia all'ultimo sangue?
“Off the record” (e cioè in via ufficiosa), molti esponenti del mondo musicale sottolineano la parzialità delle affermazioni della Philips la quale, abbandonata da qualche anno ogni attività nel settore della produzione discografica (in seguito alla cessione della PolyGram alla Seagram, oggi Vivendi Universal, vedi news), ha un interesse strategico nello sviluppo del mercato dell’home recording e dei registratori CD. In un’intervista concessa alla Reuters, Wirtz ribadisce tuttavia le sue posizioni, sostenendo di temere che le etichette “non sappiano quello che stanno facendo” e che i CD “protetti”, anche quando realizzati correttamente, possano diventare inascoltabili con l’usura.
Per Wirtz, i dischi ottici dotati di sistemi che impediscono la copia non sono neppure definibili a rigore come compact disc, non rispondendo esattamente alle specifiche del “Red Book” dettate a suo tempo da Philips e Sony, ideatori e sviluppatori del sistema.
Di conseguenza, dice il dirigente dell’azienda olandese,“vogliamo assicurarci che le case discografiche applichino un’etichetta da cui risulti chiaramente che quello che il consumatore sta acquistando non è un CD ma qualcosa di differente”: richiesta che, a suo dire, sarebbe già stata accolta da più di una major musicale (un’ulteriore conseguenza, se la Philips dovesse impuntarsi, è che il familiare “logo” del compact disc sarebbe destinato a scomparire dai CD antipirateria). Ma non è tutto: secondo il manager olandese, la prossima generazione di lettori/registratori CD della Philips consentirà probabilmente di leggere e persino di copiare i CD “protetti”, sfidando le interpretazioni correnti sullo spirito delle norme internazionali che tutelano i copyright e i diritti d’autore. Si preannuncia, almeno a parole, una sfida all’ultimo sangue: le case discografiche, per il momento, mormorano sotto voce ma scelgono il silenzio stampa. .