Scavalcato dalla possibilità di copiare musica a piacimento per mezzo dei masterizzatori casalinghi, il noleggio abusivo di compact disc - spauracchio dell’industria musicale nello scorso decennio - sopravvive ormai ai margini del mercato musicale.
Non si ferma però l’attività giudiziaria volta a colpire le forme di noleggio più o meno esplicite o mascherate dietro il paravento di associazioni culturali senza fini di lucro, espediente tutto italiano per sfuggire alle maglie della legge sul diritto d’autore: e una buona notizia per le case discografiche italiane arriva al riguardo da una recente sentenza del Tribunale di Siena (datata 10 maggio 2001 e pubblicata in questi giorni), che decidendo in primo grado nell’ambito di un processo penale che vede imputati presidente e segretario di un sedicente “circolo culturale” con sedi a Siena e ad Arezzo, ha ribadito che l’esercizio del noleggio rappresenta un reato ai sensi della legge 633/1941 sul diritto d’autore. Secondo la tesi accolta dal giudice, il meccanismo inscenato per coprire l’attività abusiva era quello più volte riscontrato in passato: dietro l’associazione senza fini di lucro dedita alla promozione dell’ascolto musicale tra i suoi soci si nascondeva in realtà un’impresa commerciale che noleggiava CD, nonché copie abusivamente duplicate degli stessi, ai propri clienti, mascherando dietro il versamento di quote associative il prezzo richiesto per il noleggio.
Essendo ormai prescritto il reato di noleggio abusivo, il tribunale ha condannato i due imputati per il reato di duplicazione abusiva, condannandoli a tre mesi di reclusione nonchè a 800 mila lire di multa ciascuno, oltre al pagamento delle spese processuali e ad un risarcimento danni da liquidarsi in separata sede alla FIMI, la federazione dell’industria discografica che si era costituita parte civile nel processo.