Live@Rockol: Mario Venuti, l’ultimo romantico. Guarda il video

“Molti musicisti rock sono romantici perché fanno del vivere la vita un’opera d’arte. Ma ho messo questo titolo per contrasto al dominio odierno dei numeri, dallo spread in poi. Il musicista fa un altro lavoro, tocca le corde dell’anima, cose che sono ritenute superflue, inutili, anche se non lo sono. Ma in realtà spero di non essere né l’ultimo né il solo romantico”: gioca con le parole, Mario Venuti, ma non solo. E quelle corde è venuto a toccarle in redazione, offrendo una picolla performance per piano, voce e chitarra in cui ha suonato due canzoni dal nuovo album, “L’ultimo romantico”, appunto.




Le due canzoni sono “Dna” e “Trasformazioni”, che Mario - intervistato nel nostro montacarichi, presenta così: “‘Dna’ parte dal classico patto con il diavolo per arrivare alle nuove possibilità della scienza, quasi a prometterci l’immortalità: è uno spunto per ironizzare sull’eternità giovinezza. Alla fine, l’unico modo che ho per conquistarmi la mia piccola fetta di immortalità è scrivere canzoni: spero che mi sopravvivano. ‘Trasformazioni’, invece parte dal parlare della fine del mondo predetta dal calendario Maya: è uno spunto su come reagire all’idea che tutto finisca. Io penserei comunque ad un futuro, anche se mi dicessero che il mondo finisce domani”.
"Forse involontariamente, in questo disco aleggia uno spirito ottimista", ci spiega venuti Venuti. "Sicuramente più che in 'Recidivo', che era invece un disco un po' autunnale, a tratti anche un po' malinconico, figlio di una sorta di crisi di mezza età. Questo invece, è un disco propositivo, di rinascita, proiettato nel futuro. A dispetto del senso di estraneità e di alienazione che confesso anche nel titolo. Nel sentirmi l'ultimo romantico, mi chiedo e chiedo agli altri se c'è qualcuno in giro che sente le cose come le sento io".

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