Nella settimana musicalmente più patriottica dell'anno, quella con il concertone davanti a Buckingham Palace, non stupisce particolarmente che il primo posto della nuova chart britannica degli album vada a "Sing". Si tratta del disco assemblato da Gary Barlow dei Take That e che comprende una piccola apparizione del principe Harry; il terzo in linea di successione però si è rifiutato di cantare, e così occorre accontentarsi di una sua performance al (meglio che niente) tamburello. L'album è stato registrato, mettendo assieme vari apporti raccolti in giro per il mondo e battezzati Commonwealth Band, presso gli storici studi di Abbey Road. Anche il singolo per il giubileo di diamante della regina Elisabetta II è intitolato "Sing". Settimana di giubileo che diventa anche settimana di rivoluzione per la classifica del Regno Unito: via l'intera Top 5 della scorsa tornata. Dopo "Sing" si piazzano "Fall to grace" della 26enne ispanoinglese Paloma Faith (2), "Boys don't cry" della cantautrice britannica dalle origini pakistane Rumer (3), "Magic hour" dei newyorkesi Scissor Sisters (4) e "Anthems" del 45enne tenore inglese Russell Watson. Gli altri della Top 10: "Our version of events" di Emeli Sandé, che si era ripresa il trono, cala dal numero 1 al 6; "Number ones" dei Bee Gees è settimo; entra all'8 "Valtari" degli islandesi Sigur Ros; risale dal 12 al 9 "Talk that talk" di Rihanna dopo 28 settimane in chart; chiude "21" di Adele che arriva alla settantunesima settimana di presenza. "Brilliant" degli Ultravox, che segna il ritorno in attività del gruppo synth-pop dopo ben 28 anni (la cifra si riferisce alla line-up originale; la formazione, più o meno rimaneggiata, in realtà ha continuato a pubblicare fino al 1994), si ferma al numero ventuno. "What we saw from the cheap seats" di Regina Spektor debutta al ventiquattro. "This is PiL" dei Public Image Limited di John Lydon entra al trentacinque.
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