Il resoconto completo della chiacchierata con Wayne Hussey sarà disponibile fra qualche giorno nella sezione interviste di Rockol.
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13/11/2001
Mission: 'Siamo ancora in pista grazie al movimento gothic'
E’ fin troppo facile pensare a titoli come “A volte ritornano” quando ci si trova fra le mani il nuovo album dei Mission, “Aura”, in uscita nei prossimi giorni. La band inglese ha dato sporadiche notizie di sé negli ultimi anni, tra concerti e rivisitazioni dei loro vecchi brani. Adesso però Wayne Hussey (voce e chitarra) e Craig Adams (basso) – unici superstiti della disciolta formazione degli anni ’80 – tentano il rilancio con materiale nuovo di zecca. Impresa impossibile? Non proprio, come ha spiegato lo stesso Hussey, arrivato a Milano per promuovere “Aura”: “Siamo visti come parte del movimento gothic, che è diventato un fenomeno di portata mondiale negli ultimi dieci anni. Solo l’anno scorso abbiamo suonato in Sudafrica, Brasile, Cile, Argentina, Stati Uniti, Messico, Grecia... Il movimento ha continuato a crescere, anche se è rimasto un fenomeno underground, e ha un pubblico molto fedele. Questo ci permette di continuare a suonare e inoltre spinge molti ragazzi a venire ai nostri concerti”. Insomma, c’è ancora spazio per i Mission e non solo nei cuori degli ex darkettoni degli anni ’80, che avevano comprato in massa album come “God’s own medicine” e “Children”. Hussey comunque è consapevole del fatto che la band sia indissolubilmente legata a quei suoni e i pezzi nuovi sono sempre in linea con il rock dai toni melodrammatici dei vecchi dischi. “Aura” comunque non fa rimpiangere il passato e Wayne ne è soddisfatto, pur non facendosi illusioni sui risultati commerciali: “Penso che sia un bel disco dei Mission, mi piacerebbe che ci mettesse in una situazione comoda, che ci permettesse di suonare in giro per il mondo e i desse la spinta per fare un altro disco, tutto qui. Non ho particolari aspettative perché so benissimo che puoi incidere il disco più bello del mondo e, se non funzionano certi meccanismi, non accade niente. Comunque, non mi interessa tornare a essere una popstar. Negli anni ‘80 non avevo molto altro nella vita oltre al gruppo, quindi ero disposto a fare dei sacrifici. Adesso non è più così”. Snobismo finto da star decaduta? Non sembra proprio, a giudicare dall’ironia con cui riassume il periodo più fortunato della band ( “Avevamo successo, ma era poca cosa se paragonato a quello degli U2”). E con lo stesso humour spiega il rientro sulle scene di molti protagonisti della scena rock degli anni ’80: “Alla gente piace ricordare il passato. E’ una questione di cicli: dieci anni fa c’era il revival degli anni ‘70, adesso è il momento degli ’80. Inoltre, in quel periodo c’erano più star rispetto agli anni ’90. Forse la gente ha bisogno di personaggi pubblici che fanno un po’ i buffoni e negli anni ‘80 molti erano pronti ad agire così. Magari è per questo che stiamo tornando tutti: c’è bisogno di più buffoni!”.
Il resoconto completo della chiacchierata con Wayne Hussey sarà disponibile fra qualche giorno nella sezione interviste di Rockol.
Il resoconto completo della chiacchierata con Wayne Hussey sarà disponibile fra qualche giorno nella sezione interviste di Rockol.