Il giudice federale di San Francisco Marilyn Hall Patel, lo stesso che nel marzo scorso aveva imposto a Napster di bloccare lo scambio on-line dei brani protetti da copyright (vedi news), ha usato ancora una volta il pugno di ferro con il sito di Shawn Fanning, ordinando che il servizio di “file sharing” resti “oscurato” fino a quando la Web company non sarà in grado di assicurare il pieno rispetto dei diritti di autori, editori e case discografiche.
Il magistrato americano ha ritenuto non sufficientemente affidabile la tecnologia utilizzata dal sito per filtrare e bloccare la circolazione on-line non autorizzata e gratuita dei brani musicali: perché Napster possa riprendere a far funzionare il servizio, ha disposto il giudice Patel, non basta che il sistema funzioni nel 99,4 % dei casi, come dichiarato dai gestori del sito, ma è necessario che i meccanismi di controllo sui file scambiati in rete funzionino al 100 %, senza alcun margine di errore. .
La decisione è arrivata nella giornata di mercoledì, 11 luglio, al termine di un’udienza a porte chiuse nella quale il giudice Patel e il suo consulente tecnico A.J. "Nick" Nichols hanno esaminato i sistemi di “fingerprinting” (cioè di identificazione digitale) dei brani musicali introdotti dai tecnici di Napster per concludere che anche questa tecnologia non garantisce il rispetto dell’ingiunzione preliminare emessa dallo stesso magistrato il 5 marzo scorso (vedi news). Il provvedimento in questione imponeva a Napster di proibire lo scambio trai suoi utenti di tutte le registrazioni audio non autorizzate dai legittimi titolari, case discografiche ed editori musicali, obbligandola a monitorare costantemente le liste di brani scambiati in rete per bloccare tempestivamente ogni possibile forma di violazione.
Continua dunque fino a data da destinarsi il periodo di oscuramento del sito, che da oltre una settimana (vedi news) aveva sospeso il servizio per concentrarsi sulla costruzione di un enorme database di codici di fingerprinting in grado di identificare con precisione ogni brano scaricato dal Web sulla base di algoritmi costruiti in funzione della sua specifica conformazione sonora.
In questo contesto la decisione del giudice, approvata pubblicamente dall’associazione dei discografici americani RIAA, rappresenta non solo un ennesimo grave danno di immagine per il sito, ma anche un ulteriore ritardo nel lancio programmato di un servizio di streaming e downloading a pagamento entro l’estate (vedi news). Per il momento, gli ingegneri di Napster non hanno neppure iniziato a sviluppare il programma destinato a gestire la rendicontazione e il pagamento delle royalty ai titolari dei copyright. E quanto alla possibilità di venire incontro alle richieste del giudice, diversi esperti del settore fanno già notare che un sistema di “fingerprinting” a prova di errore sia probabilmente al di là delle possibilità dei tecnici della Web company californiana. .