Cento anni di Gershwin: tributo di Herbie Hancock

E' stata una performance telefonica a convincere Herbie Hancock a far partecipare Joni Mitchell al suo album tributo a George Gershwin ("Gershwin's world").
L'eclettico pianista jazz infatti non era convinto che la Mitchell potesse adattarsi a un brano del grande compositore George Gershwin (di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita) dall'andamento jazz, ma la ex «signora dei canyons» gli ha prontamente cantato alla cornetta un brano di Duke Ellington e Hancock si è arreso.
Adesso Herbie Hancock ammette che la performance di Joni Mitchell in "The man I love" è una delle migliori del disco.
Un altro grande poco incline a performance jazzate è Stevie Wonder, presente nel disco-tributo nel brano "St. Louis blues”: secondo Hancock, Wonder doveva limitarsi a una parte di armonica perché non ritenuto adatto, vocalmente, a cantare in un disco del genere. Herbie ha fatto marcia indietro anche per lui, dopo averlo sentito esibirsi nel brano di Gershwin.
Herbie Hancock, 58 anni, può oggi permettersi il lusso di incidere per tre differenti divisioni della PolyGram: la jazz, la pop e la classica. Non basta: ha recentemente inaugurato la propria etichetta distribuita dalla Verve, per la quale ha appena pubblicato "Return of the Headhunters", reunion di un suo vecchio gruppo jazz-funk degli anni Settanta.
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