"Se Dio credesse in me... Se avesse fede in me": è l'invocazione di "Nudo",
canzone oceanica di 15 minuti divisa in tre parti. Ed è il vecchio vezzo delle
suite a caratterizzare programmaticamente l'unico ma corposo brano inedito
che dà il titolo all'ultimo lavoro del Banco del Mutuo Soccorso, una doppia
raccolta dei brani più significativi della storica "risposta" romana alla
milanese Premiata Forneria Marconi. Anche oggi, a distanza di anni, non si
sfugge al paragone, suggerito dal fatto che solo pochi giorni fa la PFM ha
presentato il proprio tour. Come per la PFM, la musica del Banco del Mutuo
Soccorso, col tempo diventato solamente Banco, ha trasfuso nell'Italia
ancora canzonettara degli anni' 70 le sognanti trame che venivano tessute
in Inghilterra da gruppi come Genesis e King Crimson. "Molti hanno definito
il nostro genere progressive-rock", commenta Francesco Di Giacomo, voce e
incarnazione (abbondante) del Banco; "ma la nostra musica è sempre stata
trasversale, "contaminata", prima che questi termini diventassero di moda.
E anche per questo disco (che contiene 22 brani in tutto) abbiamo usato
suoni di ogni genere. Ho campionato gli scatti dell'otturatore di una
macchina fotografica, i rumori della città, i canti delle balene. Dopo anni
di concerti e di album, avremmo anche potuto fare un album completamente
diverso da questo. Forse una semplice rimasterizzazione dei vecchi successi
sarebbe bastata. Invece ci sentiamo ogni volta obbligati a ri-improvvisare;
quando imbrigliamo la musica dentro soluzioni facili, veloci, superficiali,
la mortifichiamo. Vorremmo comunque continuare ad essere credibili: del
resto dopo 25 anni di carriera è piuttosto facile fare il verso a se
stessi. Questo album ci fotografa come siamo: fedeli alle nostre radici e
non omologabili".
"Quest'anno abbiamo fatto due tournée, una acustica ed una elettrica,
proponendo brani diversi", spiega Vittorio Nocenzi, produttore del disco.
"Ora abbiamo deciso di proporre insieme queste nostre anime, quella
elettrica e quella unplugged, al nostro pubblico che abbiamo notato essere
popolato anche di giovanissimi".
"Proprio per il fatto che loro vengono incontro alla nostra musica, non c'è
nessun motivo di inseguire il mercato o le radio", ha concluso Di Giacomo.
"Il nostro è un pubblico scelto anzi, un pubblico che sceglie di essere
scelto".