Una Hall of Fame destinata a celebrare i maggiori protagonisti odierni della musica etnica, normalmente esclusi dai premi e dalle onorificenze che coinvolgono ogni anno le massime autorità dello star system rock. La proposta arriva da Ian Anderson, editore del mensile specializzato britannico "Folk Roots", e da Joe Boyd, leggendario produttore e talent scout del circuito world e folk rock, presidente dell’etichetta Hannibal e della sede europea della Rykodisc.
Agli operatori convenuti a Marsiglia per il Womex, conferenza annuale sulla world music, Boyd ha proposto anche la creazione di un’associazione tra i professionisti del settore, il cui primo compito sarebbe appunto quello di istituire degli "award" destinati agli artisti più meritevoli del genere, con l’obiettivo di alzare il profilo della musica etnica e tradizionale presso i media e l’opinione pubblica internazionale. L’idea di Anderson e Boyd è stata accolta con favore dalle altre eminenze grigie del settore "world" presenti alla conferenza marsigliese: tra i sostenitori dell’iniziativa figurano ad esempio Gerald Seligman, direttore dell’etichetta Hemisphere della Emi, e Thomas Brooman, direttore musicale dei festival Womad, oltre a numerosi altri discografici, promoter, giornalisti, programmatori radiotelevisivi e agenti di spettacolo.
L’istituzione di una sorta di "Grammy" dedicati alla world music potrebbe andare in porto entro il 2000. E a Marsiglia si parlava già dei primi artisti destinati alla costituenda Hall of Fame: la rosa dei papabili comprende come Miriam Makeba, Ravi Shankar e Cesaria Evora.
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16/11/1997