Puff Daddy al banco dei testimoni nel processo in corso a New York

Sean "Puffy" Combs è stato chiamato al banco dei testimoni e ha giurato di dire tutta la verith. Fasciato in un completo blu, il rapper-produttore ha risposto alle domande di uno dei suoi avvocati (Benjamin Brafman) e a quelle dell’accusa, dichiarando che al “Club New York” di Times Square, la notte del 27 dicembre 1999, non aveva una pistola e di non aver cercato di corrompere l’autista Wardel Fenderson per cambiare la sua deposizione. Puffy ha inoltre definito come “molto aggressivo” l’atteggiamento nei suoi confronti da parte di Matthew "Scar" Allen (in pratica colui che ha scatenato la sparatoria), ma che non ha in nessun modo risposto alle sue provocazioni. Durante gli spari “pensavo di essere stato colpito, ma non ho visto chi ha sparato” ha dichiarato Puff Daddy.

Sempre secondo la sua testimonianza, Puffy non ha mai detto all’autista di passare con il semaforo rosso, né di aver mai richiesto indicazioni circa l’apertura dello scomparto segreto dell’auto sulla quale viaggiavano. Il rapper ha inoltre negato di aver gettato una pistola dal finestrino dell’auto, perché lui non ne aveva una.
L’avvocato dell’accusa, Matthew Bogdanos durante il suo contro-interrogatorio si e’ poi lanciato in un paragone “discografico” accusando Puff Daddy di aver modificato la sua testimonianza (rispetto a quella resa precedentemente alla polizia) come farebbe in studio di registrazione prima di registrare un disco. Puffy, dimostrando grande calma in questa fase dell’interrogatorio, ha candidamente risposto di non aver mai cambiato una canzone prima di registrarla. Bogdanos ha allora rispolverato una vecchia questione, ovvero un episodio del ’95 nel quale Puff Daddy avrebbe aggredito, minacciandolo con una pistola, il fotografo del New York Post, Gary Miller, ma il rapper ha negato di avere una pistola in quell’occasione. Il giudice Solomon ha quindi richiesto all’avvocato dell’accusa, di astenersi dal porre domande relative a fatti precedenti che non hanno rilevanza sul processo in corso.
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