Qualche colpo sembra perderlo, in realtà: ogni tanto fa fatica a ricordare i dettagli del suo glorioso passato, quello che l’ha visto esordire negli anni trenta, lavorare al fianco di artisti come Django Reinhardt e, più recentemente, di Quincy Jones. O, più probabilmente, fa solo finta di non ricordarsi tutto… L’Italia lo ha conosciuto negli anni ’60: partecipò come ospite fisso alla trasmissione TV “Giardino d’inverno”. “Credevo che il pubblico italiano mi avesse dimenticato… Invece eccolo qui, caldo come sempre. Ora, però, mi stanno intervistando i figli dei giornalisti con cui parlavo allora...”.
Racconta la fortuna avuta con l’ultimo disco: “Ho trovato un produttore, Marc Di Domenico, che mi ha detto ‘fa il disco che vuoi’. Così ho fatto il disco che sognavo, ed è la prova che le case discografiche non dovrebbero fare pressione sui propri artisti, ma lasciare loro libertà. Il mio produttore, ad ulteriore riprova della miopia delle case discografiche, le ha girate quasi tutte prima di trovare qualcuno disposto a pubblicarlo”.
Insomma, un personaggio d’altri tempi, come la musica di“Chambre avec vue”. Lui dice di essersi fermato a Nat King Cole, Frank Sinatra e alla musica brasiliana, che queste sono le sue fonti d’ispirazione (e si sente). Dice non ascoltare la musica d’oggi (“Il rock è una brutta copia del jazz”), ma ha appena conosciuto Carmen Consoli: “Una persona deliziosa, andrò a sentirla suonare. Faremo qualcosa assieme, forse tradurrà una mia canzone".