Moby, lo stupore del successo

E’ attorniato dai giornalisti come una vera rockstar, Moby. In effetti è uno dei fenomeni del momento. L’inverno scorso si era esibito in un piccolo club milanese davanti a due o trecento persone; pochi mesi dopo, ad Arezzo Wave, ha raccolto 40.000 spettatori. Oggi, forte dei 5.000.000 di copie vendute dall’ultimo album “Play”, ha raccolto il tutto esaurito nella tappa milanese di ieri, 28 novembre 2000. E proprio in questa occasione, il dj-musicista ha incontrato la stampa tra i tavolini dell’Alcatraz, dove si è recato per ritirare il Tribe Award, premio speciale riservato dalla testata musicale Tribe Generation agli artisti che hanno contribuito alla realizzazione dei cd allegati alla rivista.

E’ lui il primo a sorprendersi dell’ottimo risscontro ottenuto dal suo ultimo lavoro ( “Sono molto sorpreso dal successo di ‘Play’: ha venduto più di Britney Spears!”) ma si mostra artista aperto ed eclettico, di quelli che non pongono barriere alla musica: “Amo tutti i tipi di musica e suono di tutto, dalla dance al pop-rock, al blues, perchè credo che tutti i generi possano coesistere. In questo concetto sta anche parte della mia ispirazione”. Moby è un artista che fa largo uso di tecnologia, della quale, però sostiene non si debba abusare: “Per la prima volta, a Natale dell’anno scorso, in America sono stati venduti più videogames che cd musicali. Se penso che l’ultima volta che io ho giocato con un videogame è stato con Pacman... In questo campo i bambini stanno crescendo troppo velocemente e non considero positiva una così repentina svolta tecnologica per loro”. A proposito di MP3, Moby non si sbilancia: “Da un lato sono contento che tutti possano usufruire della musica; dall’altro, però, penso che coloro i quali dedicano la loro vita a questa forma d’arte vadano tutelati”.
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