
Ancora una vittoria per Claudio Trotta, che - dopo la sentenza di primo grado - è stato prosciolto anche in appello dalle accuse mossegli dal pubblico ministero milanese e dai comitati di quartiere che avevano chiesto una condanna ai danni del promoter per l'ormai celebre vicenda dei "22 minuti" al concerto di Bruce Springsteen allo stadio Meazza di San Siro, a Milano, del 25 giugno 2008: il giudice, che depositerà entro il prossimo 20 maggio le motivazioni della sentenza, ha ribadito la non costituzione di reato per l'operato dell'impresario storico collaboratore del Boss, che - subito dopo la sentenza - si è lapidariamente definito "22 volte moderatamente soddisfatto". "Questa assoluzione è solo l'inizio", commentò il numero uno di Barley Arts, a caldo, la chiusura del primo grado del dibattimento: "Questo processo è finito bene, ma un atteggiamento del genere nei confronti di certe realtà sta causando uno spegnimento della vita culturale in città, impedendo soprattutto agli artisti più giovani di trovare spazi dove esprimersi. Credo nella buona fede dell'assessore Terzi (da sempre dalla parte di Trotta, nel processo per i "22 minuti", ndr), ma purtroppo non bastano i proclama. Nel corso di questa vicenda ho avuto modo di capire come sia sfilacciato il fronte che dovrebbe lottare per vedere ripristinata la legalità riguardo agli spettacoli dal vivo: a parte una rarissima eccezione, non ho sentito nemmeno un artista italiano prendere posizione nel corso di questo processo. Anche questo è un aspetto molto triste".