Giuseppe Antonelli, docente di Linguistica italiana e autore del libro “Ma cosa vuoi che sia una canzone. Mezzo secolo di italiano cantato” (Il Mulino; qui la recensione di Rockol), dà i voti ai testi di tutte le canzoni del Festival di Sanremo 2011.
Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario, “Fino in fondo” (testo di Luca Barbarossa)
Dopo "amore", tra le parole più frequenti in tutta la storia del Festival ci sono "cuore", "mare", "cielo" e "sole". È bello ritrovarle tutte insieme in questo ritornello: «andare su su su nel cielo / giù giù giù nel mare / su su su nel sole / giù giù fino in fondo al cuore». E pensare che esattamente trent’anni fa fu proprio Barbarossa a rompere per primo, con la sua «Roma puttana», il tabù sanremese delle parolacce. Non troppo originale anche quel «fino a sentirmi vivo» («coi tuoi occhi mi sorridi e mi fai sentire vivo» Barbarossa l’aveva già cantato molti anni fa). Per non parlare della spericolata parafrasi vascorossiana: «voglio spegnere il rumore disarmare la mia mente / e lasciare fuori il mondo fino a quasi non sentirlo / e non cercare sempre un senso a tutto quello che facciamo», a metà tra «oggi non ho tempo / voglio stare spento» ("Vivere"), «e tutto il mondo fuori» ("Albachiara") e «anche se tutto questo un senso non ce l’ha» ("Un senso"). L’unico rumore che si sente è quello della Ferrari di Alonso.
Voto: 3