Ravi Shankar e l’invenzione della world music

Ancora il Giorno, in un articolo a firma Andrea Degidi, dedica spazio ad una breve intervista ad un nome storico della musica indiana , l’80enne Ravi Shankar, una delle principali influenze dei Beatles del periodo mistico e passato in concerto a Bologna per Bologna 2000. “Attraverso di lui i Beatles hanno scoperto la musica indiana e George Harrison ha espresso un concetto pesante: "E' stato Ravi ad inventare la world music». E' vero?

«Un po' di merito credo di averlo, sì — dice ridendo Shankar — . Per secoli la musica dell'India è rimasta isolata, negli ultimi 30 anni è diventata patrimonio di tutti. E' bello sapere che esistono gruppi come i Kula Shaker che mescolano influenze indiane al rock».
Come? Lei conosce i Kula Shaker?
«Certo, è mio dovere rimanere al passo con i tempi».
Segue anche la musica italiana?
«Sì, ma qui sono poco aggiornato: amo soprattutto Vivaldi».
Il suo concetto di musica, è lo stesso di 30 anni fa?
«Sì, continuo a credere che la musica debba essere melodia e ritmo, fonte di disciplina spirituale per realizzare se stessi».
Che ricordi ha della sua esibizione al festival rock di Monterey, nel 1967?
«Fu un'esperienza bella, ma anche l'inizio della fine di tutto: da allora festival e musica diventarono una scusa per droga e delinquenza, e poi rimasi sconvolto quando Hendrix e gli Who sfasciarono i loro strumenti».

Ravi , a 80 anni come fa ad avere ancora voglia di suonare in giro per il mondo?
«Non posso stare senza andare in tour, il sitar è la mia vita. A Bologna suonerò quattro raga, musiche senza età, musiche di casa mia»”.
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