Qualche giorno dopo averlo intervistato (vedi in Artisti) torniamo a occuparci di Michele Pecora, e ancora in merito alla questione della somiglianza fra un suo successo del passato - “Era lei” - e il recente singolo di Zucchero, “Blu”, tratto dall’album “Blue Sugar”.
Dopo aver letto i quotidiani di ieri, e le risposte fornite da Zucchero a chi gli chiedeva un commento sulla (evidente) analogia fra i due brani - vedere in “Dalla stampa” -, Michele Pecora si dice «indignato».
In una sorta di “lettera aperta” al collega e (ex?) amico, Pecora scrive: «E’ vero che le note sono soltanto sette, ma è anche vero che le loro combinazioni sono senza limiti: anche se c’è un margine di casualità che è, forse, il grande mistero della musica. Non credo sia, invece, un mistero che la chitarra elettrica che esegue l’arpeggio di sottofondo del ritornello di “Blu” ripeta esattamente la melodia di “Era lei”. La definisci “casualità”? Anche la metrica è una casualità? La lunghezza dell’inciso e delle singole misure, come la chiamiamo, “casualità”? L’armonia, un’altra “casualità”? E la melodia, “casualità”? Parliamo anche della tonalità, e del testo: ennesime “casualità”? Non ti sembra eccessivo chiamare tutte queste combinazioni pura e semplice “casualità”? Spero che le tue risposte a queste domande non siano un’altra volta il silenzio».
Michele Pecora, che ha incaricato il proprio avvocato di consultare un perito in musicologia perché accerti l’eventuale plagio, oggi “esterna” con durezza, dopo avere atteso invano un qualsiasi tentativo di contatto da parte di Zucchero o di qualcuno del suo staff. E scende nei dettagli:
«Persino l'arpeggio della chitarra ha le stesse note: mi, re, do, si, la. Stesso è il tempo, in quattro quarti, stessa la tonalità, in la maggiore, stesso il giro armonico: la maggiore, fa minore, re maggiore e mi maggiore, e stessa la metrica per ogni accordo»
Dopo aver letto i quotidiani di ieri, e le risposte fornite da Zucchero a chi gli chiedeva un commento sulla (evidente) analogia fra i due brani - vedere in “Dalla stampa” -, Michele Pecora si dice «indignato».
In una sorta di “lettera aperta” al collega e (ex?) amico, Pecora scrive: «E’ vero che le note sono soltanto sette, ma è anche vero che le loro combinazioni sono senza limiti: anche se c’è un margine di casualità che è, forse, il grande mistero della musica. Non credo sia, invece, un mistero che la chitarra elettrica che esegue l’arpeggio di sottofondo del ritornello di “Blu” ripeta esattamente la melodia di “Era lei”. La definisci “casualità”? Anche la metrica è una casualità? La lunghezza dell’inciso e delle singole misure, come la chiamiamo, “casualità”? L’armonia, un’altra “casualità”? E la melodia, “casualità”? Parliamo anche della tonalità, e del testo: ennesime “casualità”? Non ti sembra eccessivo chiamare tutte queste combinazioni pura e semplice “casualità”? Spero che le tue risposte a queste domande non siano un’altra volta il silenzio».
Michele Pecora, che ha incaricato il proprio avvocato di consultare un perito in musicologia perché accerti l’eventuale plagio, oggi “esterna” con durezza, dopo avere atteso invano un qualsiasi tentativo di contatto da parte di Zucchero o di qualcuno del suo staff. E scende nei dettagli:
«Persino l'arpeggio della chitarra ha le stesse note: mi, re, do, si, la. Stesso è il tempo, in quattro quarti, stessa la tonalità, in la maggiore, stesso il giro armonico: la maggiore, fa minore, re maggiore e mi maggiore, e stessa la metrica per ogni accordo»
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