«La Francia sta diventando come l'Inghilterra: la scena dance è la più viva, e nascono club e discoteche ogni giorno. D'altra parte, è facile capire perchè: il rock è musica di un'altra generazione, i cui nomi più importanti sono quasi tutti morti o invecchiati e privi di idee. Nella dance e nell'hip-hop girano quasi tutte le idee di oggi».
Molti successi della disco-music degli anni '70 continuano a essere popolari in discoteca. Pensate che oggi la dance sia in grado di produrre dei brani che durino tanto?
«Sì. Ad esempio "Rockafeller skank" di Fatboy Slim o "Around the world" dei Daft Punk tra cinque anni saranno ancora vicino al mixer».
La vostra musica, in Italia, non sarebbe considerata strettamente "da discoteca".
«Non conosciamo benissimo la scena italiana, eccetto Claudio Coccoluto e i Tamperer. Abbiamo l'impressione che da una parte ci sia un genere molto "facile", e dall'altra uno molto "estremo". "1999" invece ha un groove molto fluido. Come la maggior parte degli artisti che fanno dance oggi, abbiamo cercato di fare un album che si può ascoltare in casa, la mattina, e non solo in un club alle due di notte».