«Tutto bene?», esordisce Trouble, che telefonicamente sfodera una pronuncia da vero hip hop losangelino. «Noi stiamo ok, sono giornate molto concitate queste, e siamo spiacenti che la nostra puntualità nelle interviste ti abbia fatto penare...»
Acqua passata, piuttosto complimenti per il disco, è molto potente...
«Vero eh? Ce l’abbiamo fatta a farlo esattamente come volevamo, d’altra parte da un’unione così esplosiva non poteva che venire fuori un disco del genere!»
Eh già, ma è stato difficile mettere insieme il gruppo?
«No, non direi, in definitiva Shifty e Epic erano in giro già da parecchio tempo, anche se avevano fondamentalmente lavorato a dischi di altri artisti. Ci siamo conosciuti tramite amici comuni, e poi a poco a poco siamo arrivati tutti a destinazione».
Il gruppo sembra vivere di due nature differenti: da un lato c’è il metal, dall’altro l’hip hop: in quale di queste due metà ti senti più a tuo agio?
«Direi in entrambe. Alla fine, anche se suono la chitarra sono stato sempre un grande amante della musica hip hop, e il mio sogno era proprio quello di mescolare questi due mondi. Per il resto ho una grande stima dei miei colleghi nel gruppo, per cui so che faremo sempre meglio: questo è soltanto l’inizio!»
Nell’album sono coinvolti personaggi prestigiosi come i Red Hot Chili Peppers, che firmano con voi “Butterfly”, e il rapper KRS One: da dove nascono queste collaborazioni?
«Dall’amicizia. Frusciante e Flea conoscono Shifty e Epic, è stato quasi uno scherzo avere la loro collaborazione alla scrittura di un brano, e la stessa cosa è successa con KRS One, che noi tutti rispettiamo enormemente».
Il 12 febbraio sarete in Italia, al Rolling Stone di Milano: cosa succederà quella sera?
«Cosa succederà? Ribalteremo Milano! La conquisteremo sin dai primi pezzi! Vogliamo dimostrare a tutti chi siamo, con un concerto che non sarà facile dimenticare. Per me poi questo sarà un concerto particolare, perché io sono nato a Milano...»
Ma dai...
«Davvero! Non parlo una parola di italiano, ma sono nato lì e a Milano ne approfitterò per andare a trovare i miei nonni, che vivono ancora in città.»
Come sta andando il vostro album negli States?
«Direi bene, visto che siamo quasi a 100mila copie, e il lavoro di promozione è appena iniziato. Comunque anche il nostro tour USA è andato bene, e quindi non ci resta che lavorare bene e suonare molto qui in Europa, per farci conoscere anche dal vostro pubblico...è per questo che non vediamo l’ora di suonare in Italia, sarà la nostra prima volta...»