Lo show faraonico di Jean Michel Jarre

Manca poco al fatidico 31 dicembre 1999, data in cui molti musicisti si troveranno sul palco per festeggiare il passaggio a un nuovo anno (e secolo e millennio, stando a quanto impone la maggioranza dei mass media). Jean Michel Jarre è uno di quei musicisti; ma quando si parla di lui, non si parla di concerti normali. Alle 19.30 (ora italiana), al cospetto delle tre piramidi di Giza, Jarre presenterà un’opera elettronica intitolata "The twelve dreams of the sun - Millennium night in the desert". In attesa del suo imminente album "Metamorphoses", che vede Laurie Anderson come ospite, Jarre ci ha spiegato il progetto faraonico (è il caso di dirlo) del suo megashow. «Il palco sarà piuttosto grande: 300 metri per 70, dorato e sorretto da una base di piramide. L’inizio dell’evento in realtà sarà dato qualche ora prima, dall’inizio del Ramadan. Suoneremo per tre ore circa, e sulle piramidi verranno proiettate delle immagini. Faremo brani da "Metamorphoses" e dai miei album precedenti. Poi, la mattina del 1 gennaio alle 5.30, concluderemo lo spettacolo suonando durante il sorgere del sole. Ci sarà spazio anche per due cantanti: Natacha Atlas, che ha cantato nel mio disco, e Um Kalthoum, una cantante egiziana scomparsa, della quale utilizzeremo una registrazione» .

L’evento, che verrà trasmesso da virtuetv.com, ha un budget - si dice - vicino ai 19 miliardi di lire. Ma a Jarre non dà fastidio essere considerato il "David Copperfield" della musica? «Non uso più laser di quanto non facciano altre band. Il fatto è che nei servizi televisivi fanno vedere sempre i momenti dei miei concerti in cui ci sono effetti speciali e fuochi d’artificio. Perciò tutti mi collegano a spettacoli soprattutto visivi. In realtà in Egitto non penso di fare uso di fuochi d’artificio. Però gli egiziani non lo sanno ancora» .
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