Google ha intentato causa all'etichetta Blue Destiny Records, ricorrendo al nono distretto della corte della California e scegliendo l'opzione 'cruenta' nei confronti di una società infinitamente più piccola. Perchè?
Lo scorso anno la label, specializzata nel genere blues, aveva intentato causa in Florida contro Google, Microsoft e Rapidshare, asserendo che i due motori di ricerca (Bing, nel caso di Microsoft) rendevano immediato il reperimento di file disponibili grazie al software peer to peer, arrecando così danno alla propria attività; di qui, appunto, l'accusa di costituire un vero e proprio canale di distribuzione illegale.
Poi, lo scorso marzo, la svolta: Blue Destiny Records ritira la causa. Google, a quel punto, chiede all'etichetta di rinunciare al diritto di continuare nell'accusa per violazione di copyright. Di fronte al rifiuto della label, Google passa al contrattacco.
Appare probabile che, dietro la scelta di combattere in tribunale una battaglia da Davide contro Golia (e giocando 'in casa', anzichè in Florida), pure avendo già risolto un problema in via sostanziale, si celi l'opportunità di creare un importante precedente: la lamentela di 96 pagine con la quale Google chiede al tribunale californiano un 'giudizio dichiarotorio' esplicito che sancisca la propria innocenza in tema di violazione del copyright la porrebbe in futuro al riparo da numerosi fastidiosi ricorsi del genere.