Estensione dei copyright:: a Bruxelles gli inglesi bloccano il progetto di legge
Il Consiglio dell’Unione Europea riunitosi venerdì scorso a Bruxelles ha respinto (temporaneamente) la proposta di estendere da 50 a 95 anni la durata dei diritti di cui case discografiche e artisti interpreti godono sulle registrazioni fonografiche.
A spostare l’ago della bilancia dalla parte del no è stato il dietrofront del governo inglese, che oltre a spingere per un allungamento a 70 anni invece che a 95, ha sollevato obiezioni sui contenuti della direttiva per quanto riguarda la creazione di un fondo pensione destinato ai turnisti di studio (da finanziare con lo stesso surplus di royalty) e il divieto, da parte delle case discografiche, di appellarsi a precedenti accordi contrattuali per effettuare deduzioni sulle somme dovute agli artisti. “L’attuale testo di legge”, sostiene una nota diffusa dal governo britannico, “non garantisce ancora un beneficio sufficiente agli artisti interpreti esecutori”, mentre il segretario di stato per l’innovazione John Denham ha aggiunto che gli stati membri “hanno bisogno di più tempo per considerare i dettagli della proposta e raggiungere un accordo”, assicurando tuttavia che il voto contrario non porrà fine al processo di revisione dei termini. La posizione dell’amministrazione Brown, tuttavia, è stata duramente criticata dalle organizzazioni britanniche di categoria come la British Phonographic Industry (BPI), l’agenzia di collecting PPL, la Musician’s Union e l’organizzazione delle etichette indipendenti AIM. “Il settore musicale britannico ha tenuto fede ai suoi impegni raggiungendo un accordo, così come le era stato richiesto dai ministri”, hanno replicato con un comunicato congiunto le associazioni. “Tenendo duro in vista di ulteriori modifiche, il governo non ha ascoltato le ripetute invocazioni di quegli stessi musicisti che sostiene di appoggiare e che lo incoraggiavano con decisione a votare a favore della proposta. Lo invitiamo dunque a collaborare urgentemente con noi affinché il suo appoggio teorico si traduca in azione concreta”.
La presidenza ceca della UE ha confermato l’intenzione di continuare a lavorare sul progetto di legge di revisione dei termini di copyright, promosso anche dall’Italia e bocciato da Svezia, Danimarca, Belgio, Malta, Olanda, Finlandia, Austria, Slovacchia, Slovenia e Romania (che, come il Regno Unito, si era inizialmente espresso a favore).