
TOPI CALDI. FRANK ZAPPA E ALTRI BEI MALANNI.
Riccardo Bertoncelli
Voto Rockol:
4.0
/
5
Se esiste una critica musicale italiana, Riccardo Bertoncelli ne è il Decano. Se non esiste, come è più probabile, è uno dei pochi a potersi fregiare di quell'aggettivo, "critico", con dignità e cognizione di causa, senza risultare pomposo e/o ridicolo. Ed è l'unico a potersi permettere libri come questo "Topi caldi", ideale seguito di "Paesaggi immaginari", libro di una ventina di anni fa, concepito come un box set di inediti e rarità - giocando e facendo ironia sul luogo comune che i "critici" siano in realtà musicisti frustrati.
Bertoncelli raccoglie in "Topi Caldi" quelli che definisce "malanni": articoli e ritratti dedicati soprattutto a personaggi apparentemente minimi, outsider, da Julian Cope a Tuli Kupferberg dei Fugs, assieme a nomi più grossi: Byrne, Dylan, e così via. Tra questi ultimi, ovviamente, quello che campeggia nel titolo e in copertina e che è l'amore-ossessione dichiarato di Bertoncelli: il racconto del primo incontro con il mito, con Bertoncelli che srotola un papiro, legge domande chilometriche, e Zappa che risponde "Yes" "No" Maybe": vale il libro. Se non altro per la consolazione che anche il Decano un tempo ha fatto quel peccato di vanità in cui le nostre opinioni di "Scribarock" sono più importanti delle canzoni e degli artisti. Un peccato che noi comuni mortali continuiamo spesso a ripetere (andate ad una qualsiasi conferenza stampa e cronometrate il tempo delle domande e quello delle risposte...).
Ma, disquisizioni sullo stato del giornalismo musicale a parte (notevole, a tal proposito, il capitolo dedicato a Lester Bangs), "Topi caldi" è molto più di una raccolta: è un libro che fornisce grandi spunti e grandi ritratti, e soprattutto si fa leggere con piacere: risulta organico e godibilissimo per struttura e scrittura, pur dall'origine eterogenea.
Bertoncelli raccoglie in "Topi Caldi" quelli che definisce "malanni": articoli e ritratti dedicati soprattutto a personaggi apparentemente minimi, outsider, da Julian Cope a Tuli Kupferberg dei Fugs, assieme a nomi più grossi: Byrne, Dylan, e così via. Tra questi ultimi, ovviamente, quello che campeggia nel titolo e in copertina e che è l'amore-ossessione dichiarato di Bertoncelli: il racconto del primo incontro con il mito, con Bertoncelli che srotola un papiro, legge domande chilometriche, e Zappa che risponde "Yes" "No" Maybe": vale il libro. Se non altro per la consolazione che anche il Decano un tempo ha fatto quel peccato di vanità in cui le nostre opinioni di "Scribarock" sono più importanti delle canzoni e degli artisti. Un peccato che noi comuni mortali continuiamo spesso a ripetere (andate ad una qualsiasi conferenza stampa e cronometrate il tempo delle domande e quello delle risposte...).
Ma, disquisizioni sullo stato del giornalismo musicale a parte (notevole, a tal proposito, il capitolo dedicato a Lester Bangs), "Topi caldi" è molto più di una raccolta: è un libro che fornisce grandi spunti e grandi ritratti, e soprattutto si fa leggere con piacere: risulta organico e godibilissimo per struttura e scrittura, pur dall'origine eterogenea.