
Molto prima di diventare la piĂš grande rock and roll band del mondo, i Rolling Stones furono la piĂš grande delle piccole blues band bianche. La Londra del biennio 1963 â 1965 (anno di âSatisfactionâ) fu un periodo di passaggio e di formazione per il gruppo, ma possiamo affermarlo oggi in una prospettiva storica; allora, invece, gli Stones vivevano lâirripetibile momento in cui, anzichĂŠ essere nicchia â perchĂŠ alfieri puristi delle 12 battute e ponte di collegamento tra i Jimmy Reed da un lato e i Chuck Berry dallâaltro - riuscivano ad essere moda e tendenza. Pare incredibile, no?
âThe Rolling Stones - On airâ è la testimonianza di quegli anni raccolta nel contesto perfetto: una serie di partecipazioni ed esibizioni ai programmi della BBC â da âTop gearâ a âSaturday clubâ, da âRhythm and bluesâ al âThe Joe Loss pop showâ â in cui si fondevano la performance dal vivo, lâatmosfera da club e la proiezione mediatica degli anni in cui il rock britannico riscriveva senza condizionamenti la lezione dei padri neri americani. Disponibile come standard CD (18 brani) e in versione deluxe (sia come doppio CD sia come doppio vinile 180 grammi), in questâultima presenta 32 brani, otto dei quali in versioni fino ad oggi inedite. Ma la caratteristica piĂš significativa di questa emissione è il trattamento tecnologico al quale il suono è stato sottoposto negli Abbey Road Studios grazie al sistema âde-mixâ, o demixaggio, che consente ai tecnici audio di creare nuovi mix e nuovi master destrutturando le registrazioni sia mono sia multi-traccia (finora inseparabili) operando sul bilanciamento e i livelli di strumenti e voci, riequalizzando e re-mixando la registrazione.
Lâesperienza dâascolto è stata molto interessante. Come hanno spiegato i tecnici di Abbey Road, contrariamente alle aspettative non ci si è imbattuti in chissĂ quale pepita restata nascosta per decenni sotto il peso della tecnologia primordiale dei primi anni â60, ma si è riscoperta la struttura sonora della band attraverso il ribilanciamento dei loro suoni, una volta estratti dallâimpasto originario, ripuliti e remixati. Questa è una grande tracklist, non solo perchĂŠ è il frutto di un esercizio di creativitĂ dâarchivio ad alto livello, ma soprattutto perchĂŠ riesce a raccontarci bene lâalba di quella che sarebbe diventata una splendida giornata, di quelle lunghe cinquantâanni e di cui oggi stiamo godendoci un tramonto romantico che volge di nuovo al blues: lâalba del suono-Stones.
Il suono-Stones è presto detto (per quanto, nonostante sia molto imitato, continui a dimostrarsi inimitabile). Consta di due chitarre in simbiosi, quella di Keith e quella del suo pard di turno, che si scambiano assoli e parti ritmiche e che sono perennemente âin avantiâ rispetto alla sezione ritmica la quale, in unâanomalia diventata classico, insegue senza patemi perchĂŠ il cuore del metronomo Charlie batte in modalitĂ swing. Quel suono avrebbe preso definitivamente corpo con un paio di singoli killer (âJumpinâ Jack Flashâ e âHonky tonk womenâ) per poi impossessarsi per sempre della band lungo una striscia vincente di quattro album-capolavoro usciti tra il â68 e il â72. E quel suono scaturĂŹ dallâapertura della band al Memphis soul, a Gram Parsons, alla Stax, al country, ai fiati. Ecco, qui siamo al âprimaâ. Nella maggior parte dei pezzi di âOn Airâ ascoltiamo, grazie al ribilanciamento del mixaggio, una versione primordiale del gruppo: siamo ancora nel periodo in cui gli Stones stentano a deviare da Chicago, se non per sporadiche e guardinghe sortite verso il mainstream. Le chitarre sono ancora âsingoleâ, tentano la coralitĂ ma non osano mai la simbiosi: ascoltare âCome onâ è illuminante, dĂ la netta impressione di uno strumento che fa la sua strada da sè; appena dopo, nella versione demixata di âSatisfactionâ, riusciremo a percepire la chitarra ritmica fare da contrappunto al mitico riff del pezzo, nitida come mai prima. Persino in âRoute 66â, classico del 1946 di Bobby Troup che però i Rolling Stones appresero dalla versione di Chuck Berry del 1961, possiamo distinguere pennate che sostengono lâassolo, laddove in futuro le parti si sarebbero fuse senza soluzione di continuitĂ .
In questo album câè tutto lâapprendistato di Keith Richards, originariamente dedito alla clonazione indefessa di Chuck Berry (âRoll over Beethovenâ). Eâ e resterĂ il suo template, fatto fin dallâinizio di grezzi e spontanei assoli senza fronzoli (âItâs all over nowâ). Ma Keef doveva conoscere bene fin dallâinizio la differenza tra lâapproccio di quello che Bruce Springsteen ha definito il piĂš grande storyteller della storia del pop e del rock e lâattitudine di una vera band, al punto che le sue sei corde cominciano giĂ dagli esordi a fare un passo anche nella direzione della âregiaâ per enfatizzare lâimportanza della sezione ritmica (âMemphis, Tennesseeâ).
La cover di âCops and robbersâ di Bo Diddley è, per me, la sorpresa piĂš gradita e uno dei migliori episodi dellâalbum: gli Stones sono al centro di una jam session perfetta, con un Jagger dalla voce arrochita senza timore di suonare ineducata, un prodromo della futura grandezza del gruppo sul palco. Niente male affatto nemmeno âMercy, mercyâ e âDown the road apieceâ. Il primo è il brano che rivela al meglio gli sforzi profusi allâepoca da Mick in direzione del âsoul singingâ, sfoderando un falsetto al tempo inedito pronto a lasciare spazio a una voce di nuovo rabbiosa al cambio di strofa. Il secondo è un boogie-woogie di Don Raye che risale agli anni â40 e che implicitamente narra della padronanza musicale di un gruppo di ventenni divorati dalla passione per qualsiasi stile o sotto-genere americano che li aveva preceduti. Oh, non sempre i risultati saranno allâaltezza: âOh! Baby (We got a good thing goinââ, ad esempio, sterza verso il pop passando per lo skiffle, e non ci siamo proprio; âAround and aroundâ, parte integrante del repertorio degli Stones, è tra le canzoni meno nitide in assoluto, quasi a ricordare la dura lezione ricevuta da James Brown al T.A.M.I. Show del â64, al quale parteciparono con questo pezzo. E âCry to meâ è il simbolo di ciò che gli Stones non sarebbero mai diventati: in una ballad resa celebre da Solomon Burke che Iva Zanicchi aveva interpretato prima di loro (âCome ti vorreiâ, 1964), i ragazzi somigliano alla back up band di Elvis se il suo Comeback Show a Las Vegas fosse avvenuto quattro anni prima del previsto.
Ma⌠a proposito del blues? Beh, è preponderante nellâalbum. Arriva in apertura grazie a Brian Jones, unico poli-strumentista del gruppo, che prima padroneggia lâarmonica da vero purista delle dodici battute nelle giĂ citate âCome onâ e âCops and robbersâ, poi affiora de-mixato per bene con la slide in âI canât be satisfiedâ, quasi a rimarcare i confini del suo orticello musicale che, come si sa, sarebbe poi stato cinto dâassedio da Jagger e Richards in pochissimi anni. Ma, siccome gli Stones non sono nati allâinsegna del purismo, i padri fondatori si riaffacceranno piĂš volte in âOn airâ proprio mentre la band tenterĂ la fuga definitiva verso il rock and roll. âFannie Maeâ è dove li sentiamo accelerare il ritmo come a Memphis non avrebbero tollerato e come credevamo che avessero cominciato a fare solo decenni dopo, con Mick a sovraimporre il suo timbro bianco sullo spartito della tradizione nera. In âMonaâ è sempre il blues a impedire agli Stones la clonazione perfetta di Bo Diddley, insinuandosi come stile-guida del pezzo. âWalking the dogâ, infine, propone unâesecuzione insieme molto scolastica e elegante nella sua semplicitĂ : la formazione pare quasi una mini-orchestra a supporto del cantante, con le chitarre che si scansano per una volta a favore di batteria e basso ed il brano che, rispetto alle versioni di Solomon Burke e Wilson Pickett, si svuota dai toni rânâb e soul e, grazie anche allâassenza dei fiati, se ne torna pure lui verso il blues.
Non oso immaginare quanto sconvolgente e primordiale sarebbe stato entrare alla BBC nel 1963 e scoprire questi Rolling Stones dal vivo, impegnati a loro volta nel farmi scoprire la musica nera. Mi incuriosisce come lâassassinio di JFK. Qui, almeno, i file adesso non sono piĂš secretati.
TRACKLIST
CD/LP 1
âCome onâ
â(I canât get no) Satisfactionâ
âRoll over Beethovenâ (never recorded as official release)
âThe spider and the flyâ
âCops and robbersâ (never recorded as official release)
âItâs all over nowâ
âRoute 66â
âMemphis, Tennesseeâ (never recorded as official release)
âDown the road apieceâ
âThe last timeâ
âCry to meâ
âMercy, mercyâ
âOh! Baby (We got a good thing goinâ)â
âAround and aroundâ
âHi heel sneakersâ (never recorded as official release)
âFannie Maeâ (never recorded as official release)
âYou better move onâ
âMonaâ
CD/LP 2
âI wanna be your manâ
âCarolâ
âIâm moving onâ
âIf you need meâ
âWalking the dogâ
âConfessinâ the bluesâ
âEverybody needs somebody to loveâ
âLittle by littleâ
âAinât that loving you babyâ (never recorded as official release)
âBeautiful Delilahâ (never recorded as official release) âCrackinâ upâ (never recorded as official release)
âI Canât be satisfiedâ
âI just want to make love to youâ
â2120 South Michigan Avenueâ
TRACKLIST
01. Come On - Saturday Club / 1963 - (02:02)02. (I Can't Get No) Satisfaction - Saturday Club / 1965 - (03:46)
03. Roll Over Beethoven - Saturday Club / 1963 - (02:19)
04. The Spider And The Fly - Yeah Yeah / 1965 - (03:14)
05. Cops And Robbers - Blues In Rhythm / 1964 - (03:44)
06. It's All Over Now - The Joe Loss Pop Show / 1964 - (03:18)
07. Route 66 - Blues In Rhythm / 1964 - (02:32)
08. Memphis, Tennessee - Saturday Club / 1963 - (02:22)
09. Down The Road Apiece - Top Gear / 1965 - (02:01)
10. The Last Time - Top Gear / 1965 - (03:10)
11. Cry To Me - Saturday Club / 1965 - (03:07)
12. Mercy, Mercy - Yeah Yeah / 1965 - (02:54)
13. Oh! Baby (We Got A Good Thing Goinâ) - Saturday Club / 1965 - (01:49)
14. Around And Around - Top Gear / 1964 - (02:45)
15. Hi Heel Sneakers - Saturday Club / 1965 - (01:56)
16. Fannie Mae - Saturday Club / 1965 - (02:11)
17. You Better Move On - Blues In Rhythm / 1964 - (02:46)
18. Mona - Blues In Rhythm / 1964 - (02:58)
19. I Wanna Be Your Man - Saturday Club / 1964 - (01:52)
20. Carol - Saturday Club / 1964 - (02:31)
21. I'm Moving On - The Joe Loss Pop Show / 1964 - (02:06)
22. If You Need Me - The Joe Loss Pop Show / 1964 - (02:01)
23. Walking The Dog - Saturday Club / 1964 - (02:59)
24. Confessin' The Blues - The Joe Loss Pop Show / 1964 - (02:26)
25. Everybody Needs Somebody To Love - Top Gear / 1965 - (03:34)
26. Little By Little - The Joe Loss Pop Show / 1964 - (02:30)
27. Ain't That Loving You Baby - Rhythm And Blues / BBC World Service / 1964 - (01:55)
28. Beautiful Delilah - Saturday Club / 1964 - (02:10)
29. Crackin' Up - Top Gear / 1964 - (02:16)
30. I Can't Be Satisfied - Top Gear / 1964 - (02:30)
31. I Just Want To Make Love To You - Saturday Club / 1964 - (02:16)
32. 2120 South Michigan Avenue - Rhythm And Blues / BBC World Service / 1964 - (03:47)