
di Pop Topoi
"Habits" di Tove Lo uscì nella primavera 2013 e, malgrado l'interesse dimostrato della stampa settoriale (Pitchfork in primis), non oltrepassò la barriera della blogosfera. Era un brano pop accessibile nella forma, ma assai ardito nei contenuti: la cantante svedese descriveva lo squallore e la depressione in cui era caduta dopo una rottura, della necessità di alcol, droghe e sesso anonimo per dimenticare. Più di un anno dopo, in un destino simile a quello della sua connazionale Lykke Li, un remix degli Hippie Sabotage entra in rotazione su BBC Radio 1 e diventa lentamente un successo mondiale (ora si trova alle porte della top 10 americana e continua a salire). Dell'originale resta poco: la voce è alterata, il testo e la melodia sono fatti a pezzi, ma ben venga un remix, per quanto mediocre, se serve a puntare i riflettori su Tove Lo.L'album di debutto "Queen of the clouds" è diviso in tre parti, ognuna dedicata a un tema: "The sex", "The love", "The pain". È forse un modo per rendere più universale una raccolta molto personale, in cui Tove Lo documenta nel dettaglio le fasi di una relazione – e dato che "Habits" è in fondo alla tracklist, sappiamo che non ci sarà un lieto fine. Dopo il primo capitolo, più leggero e ottimista, assistiamo quindi a un progressivo crollo della ragazza e, come spesso accade, la sua scrittura migliora nei momenti più bui. Le tracce di "The sex" sono buone, ma molte popstar avrebbero potuto rendere loro giustizia ugualmente (è quasi un peccato che questi brani non siano finiti a rinfrescare le carriere di altre colleghe: "Talking body" sarebbe stata perfetta per Britney). È con "The love" e "The pain" che Tove Lo dimostra di avere molto da dire e di non imporsi alcun filtro nel linguaggio: l'auto-analisi di Tove Lo ha momenti di franchezza estremi; l'ammissione delle sue imperfezioni e delle sue colpe mette quasi a disagio. A dispetto del titolo, quindi, "Queen of the clouds" non è un album etereo e sognante, ma concreto e ben piantato a terra, e le musiche sono altrettanto asciutte. Le produzioni non sono snaturate dalla voglia di rincorrere le mode, e lo rendono un disco pop difficilmente databile in cui ogni canzone riceve l'arrangiamento più adatto senza piegarsi a influenze esterne. Dall'EDM, Tove Lo prende lo stretto necessario per fare esplodere i suoi giganteschi ritornelli ("The way that I am", "Not on drugs", "Moments"), ma non è difficile immaginare che funzionerebbero anche altrimenti perché, alla base, c'è una scrittura forte e sicura che sembra insita nel DNA del pop svedese.
"Queen of the clouds" funziona senza ricorrere ad alcun trucco e se è troppo presto per definirlo il miglior album pop del 2014, è sicuramente il più onesto. A quasi due anni dalla pubblicazione di "Habits", le promesse sono state mantenute: speriamo che non servano altri remix per farlo notare.