La Suprema Corte degli Stati Uniti d'America ha respinto la richiesta d'appello dei difensori di Phil Spector. Il tribunale non ha commentato la presunta violazione dei diritti umani del condannato che era stata evidenziata dagli avvocati del famoso produttore. Una prima richiesta era stata respinta nove mesi fa. Quindi non c'è niente da fare, Phil Spector rimane in prigione in quanto ritenuto senza ombra di dubbio l'assassino dell'attrice Lana Clarkson. Spector,inventore del cosiddetto "wall of sound" e produttore - tra gli altri dischi - di "Let it be" dei Beatles, è presso un centro di detenzione californiano ed è detenuto dal 13 aprile 2009 per l'assassinio della Clarkson, uccisa nel 2003. Teoricamente Spector, se non ci saranno "scivoli", problemi di sovraffollamento carcerario o sconti per buona condotta, dovrebbe uscire di galera all'età di 88 anni. Nell'aprile 2011 gli avvocati di Phil avevano deciso di chiedere un nuovo giudizio perché, secondo loro, il secondo processo era stato viziato dalle testimonianze di cinque donne che riferirono d'avere avuto, anni prima, problemi con Spector derivati dalla sua passione per le armi.
Il deciso "no" era arrivato dal Secondo distretto della Corte d'appello, che aveva prodotto un documento composto da 81 pagine in cui si spiegavano i motivi che non avevano consentito di riaprire il processo. Questa volta l'avvocato Dennis Riordan aveva contestato l'operato del giudice Larry Paul Fidler durante il processo. Accusa rigettata. La Suprema Corte inoltre declina l'invito a rivedere il processo. Il produttore, oltre che per i Beatles, ha lavorato anche con Ronettes, Cher e Leonard Cohen.